TIROIDE

La tiroide è una piccola ghiandola endocrina situata alla base del collo che stimola il metabolismo di quasi tutti gli organi del nostro organismo tramite la produzione di due ormoni, T4 e T3. La tiroide produce anche l’ormone calcitonina che partecipa al mantenimento della massa ossea.

TIROIDE: QUALI PATOLOGIE VENGONO VALUTATE DALL’ENDOCRINOCHIRURGO

Le patologie della ghiandola tiroidea che possono avere necessità di una soluzione chirurgica possono dipendere dalla natura (benigna, sospetta, maligna) o dalla funzione (ipertiroidismo).

GOZZO MULTINODULARE

Si tratta di un ingrandimento del volume della ghiandola dovuto alla formazioni di uno o più noduli, può interessare entrambi o solo uno dei due lobi tiroidei. I pazienti affetti da questa patologia presentano in genere un buon funzionamento della tiroide, ma lamentano disturbi dovuti alla compressione della ghiandola tiroidea sulle strutture limitrofe come difficoltà a deglutire (disfagia), difficoltà a respirare (dispnea) o riduzione del timbro di voce (disfonia).

NODULO TIROIDEO SOSPETTO

Il riscontro di noduli tiroidei è frequentemente occasionale, spesso si verifica durante ecografie del collo eseguite per altri motivi. Talvolta il paziente può avvertire una sensazione di fastidio a livello cervicale, in una piccola percentuale di casi si accorge di un ingrossamento del collo. Il primo esame da eseguire è l’ecografia del collo. Qualora venisse confermata la presenza di un nodulo tiroideo con caratteristiche ecografiche di sospetto si può procedere all’agoaspirato. Dall’esame citologico possono emergere tre differenti tipi di noduli sospetti:

NODULO TIR3A: nodulo a basso rischio di malignità (5-10%)

NODULO TIR3B: nodulo con un rischio intermedio di malignità (15-30%)

NODULO TIR4: nodulo ad alto rischio di malignità (90%)

I noduli sospetti spesso non alterano generalmente la funzionalità della tiroide. Le scelte terapeutiche (intervento chirurgico, follow up) dipendono dal rischio di malignità e dalle dimensioni del nodulo.

CARCINOMA TIROIDEO

Il tumore della tiroide può originare dalle cellule follicolari della tiroide (carcinoma differenziato, carcinoma scarsamente differenziato, carcinoma anaplastico) o da quelle parafollicolari (carcinoma midollare). Si manifesta come noduli di consistenza dura, nelle fasi iniziale della malattia sono spesso asintomatici, quando aumentano di dimensioni provocano difficoltà a deglutire, respirare o parlare. La maggior parte dei tumori tiroidei hanno una lenta crescita e un’ottima prognosi. Inizialmente danno metastasi ai linfonodi del collo (centrali e/o latero-cervicali) solo nelle fasi più avanzate possono metastatizzare (gli organi più coinvolti sono polmone, fegato, osso).

IPERTIROIDISMO

L’ipertiroidismo può dipendere da un unico nodulo iperfunzionante (morbo di Plummer), da più noduli attivi (gozzo tossico) o dall’iperfunzione dell’intera ghiandola (morbo di Basedow). Il primo approccio è medico con farmaci che inibiscono la produzione di ormoni tiroidei. Quando la terapia farmacologica fallisce si opta generalmente per l’approccio chirurgico.

TIROIDE: INTERVENTO CHIRURGICO

L’intervento chirurgico si svolge in anestesia generale ed è finalizzato alla rimozione di tutta la ghiandola (tiroidectomia) o parte di essa (loboismectomia). Nella patologia maligna può essere necessario anche l’asportazione dei linfonodi del collo (centrali e/o laterocervicali).

POSSIBILI COMPLICANZE

Le complicanze in chirurgia tiroidea sono poco frequenti e schematicamente riconducibili a:

EMORRAGGIA: si verifica in meno dell’1% dei pazienti, generalmente nelle prime ore dopo l’intervento chirurgico, ma richiede spesso un ulteriore intervento chirurgico di revisione

DISFONIA: complicanza poco frequente compresa tra1 e 2% dei pazienti, determina un abbassamento del tono di voce e necessita di una riabilitazione logopedica

IPOCALCEMIA: abbassamento del calcio post-operatorio dovuto a molti fattori, i principali sono una carenza di vitamina D e un traumatismo delle ghiandole paratiroidee. Questa complicanza richiede un’integrazione per breve periodo di tempo di calcio e vitamina D, solo nell’1% dei casi la supplementazione diventa cronica.